And just like that: la rivincita di Miranda Hobbes

…e così che dopo tanti anni, una pandemia, due film, ritorna la serie più amata da tutti i tempi, da quelle come me che condividono con la protagonista la passione per la scrittura e soprattutto per le scarpe.

Come tanti hanno scritto il reboot di Sex and the city è stato deludente. Deludente dalla prima puntata. Una trama confusa, una sensazione costante di netta separazione tra quello che era e quello che è. I personaggi che non si riconoscono, ma non perché invecchiati, anzi ma forse sono stati scritti proprio perché in questa fase della loro vita, un po’ come quella dell’adolescenza bisogna scoprirsi nuovamente. Affrontare la vita costruita per quella che è ed accettarne le conseguenze. La sensazione costante è mista a nostalgia, poco sogno, nemmeno dato dagli abiti. Nessun nuovo personaggio forte tale da contrastare i grandi assenti come Big e Samantha. Ma quelli erano gli anni 90′ e 2000, quelli erano gli anni di grandi passioni e avventure. Ogni nuovo giorno poteva rappresentare una nuova storia da raccontare. Adesso invece, proprio come la pandemia ci ha insegnato, volente o nolente, ogni giorno può essere come quello appena passato o quello che verrà. Si staziona. Si ci ferma. E in questi lassi temporali enormi (parliamo di mesi), affrontiamo separazioni e cambiamenti come forse mai e.

E credo che sia stata una scelta narrativa voluta e necessaria. Voluta perché il mondo è di fatto cambiato in questi due anni come forse mai negli ultimi cinquanta. E come è cambiato il lavoro, è cambiata la vita delle persone.

Anche se non lo si vuole accettare questo cambiamento.

Tornando alla serie, a parte abiti, fotografia, che trovo sempre straordinari, la storia che mi colpisce di più perché percepisco davvero come vera, è quella di Miranda alle prese con una fase della sua vita che la vede più autentica rispetto al personaggio incarnato nel passato. Lei, donna in carriera che nelle prime serie si batteva con le banche per richiedere e ricevere un mutuo da donna single (siamo negli anni’90 e a NYC), oggi cede all’amore, a quello vero e pazzo che ti fa mettere in discussione un’intera vita, anche le amicizie.

Miranda (non faccio spoiler) lascia spazio a se stessa, si innamora di lei, è trovo questa storia l’unica davvero avvincente. Una rivincita per questo personaggio sempre tutto dun pezzo. E’ lei quella che dice una tra le frasi storiche di Sex and the city: ” Lei che aveva programmato tutto, la carriera, l’amore con il padre di suo figlio, i momenti per il sesso, i momenti per lo shopping, lei che si era sposata più per amore degli altri che per se stessa, lei che alla vigilia del matrimonio di Carry con Big, si lascia andare allo sfogo più vero di tutte le puntate precedenti, ovvero quello che il ‘matrimonio cambia tutto e dopo è tutto uno schifo”, lei finalmente molla lavoro, capelli rossi, e si lascia ad andare ad una vita fatta a sua misura.

Da qui la mia osservazione.

Si può davvero scegliere di rimanere incastrati per una vita intera in un lavoro che non ci piace? In una storia che non ci fa sentire vivi, che non ci rende felici? Domanda, ne vale la pena sapere di non essere soli, ma avere la certezza di non potere amare mai davvero? Di non essere davvero felici?

L’amore capita, dicono i più saggi. E bisognerebbe seguirlo costi quel che costi. Perché la felicità a questo mondo è l’unica cosa che non si può comprare, ma di certo conquistare.

 

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