Di Marilyn Monroe si è detto tutto tranne della sua tempesta

Ho visto Blonde, il film di tre ore e qualcosa girato sul omonimo romanzo della giornalista americana  Joyce Carol Oates, un film dove si racconta qualcosa che forse non è mai uscito fuori. Qualcosa che solo gli appassionati, i veri fan conoscevano, la sua tempesta.

Era il 1996, credo fosse luglio, avevo qualcosa come 14 o 15 anni al massimo. E negli anni senza social nei pomeriggi afosi si leggeva. E le scelte erano ridotte a: romanzi nella lista delle letture del Liceo Classico che frequentavo, giornali random di cui Signorini era ancora un giovane redattore, il famoso Cioè, ma normalmente lo acquistava mia cugina, oppure i romanzi che trovavi nascosti negli scaffali in vimini nella casa di mia nonna.

Una tempesta fatta di non amore, di solitudine, quella che unisce molto spesso le donne di successo. Non è un caso che della stessa tempesta ne fu vittima e artefice Lady D, ne fu vittima e artefice Frida Kahlo. Un non amore o forse un troppo amore che veniva richiesto e dato, all’arte, al cinema e al mondo intero.

Marilyn viveva in una tempesta. Una tempesta che era già codificata e letta dal suo dna, la madre che soffriva prima di nevrosi e poi di follia. Un padre mai conosciuto e uomini che uno dopo l’altra l’hanno usata e poi lasciata da sola nella sua tempesta.

E poi navigava in un tempo non suo, impregnato di patriarcato, di donne gelose e invidiose, di una ancora non consapevolezza del proprio corpo e della propria sessualità.

Liz Taylor, la grande musa del cinema, si rivolgeva a Marilyn con parole molto spesso offensive e che riguardavano non il suo lavoro da attrice ma le tendenze sessuali.

Marilyn Monroe rispetto al resto, al mondo delle attrici-dive di Hollywood, molto pettinate ma poco realistiche sulle condizioni del loro status, era decisamente molto più avanti. Sicuramente a causa della povertà di affetti ed economica nella quale era cresciuta ma di certo consapevole del grande divario lavorativo, esistente anche oggi, tra uomini e donne, a prescindere appunto dall’impiego.

Non è un caso che Marilyn fu la prima attrice che mise sotto scacco la Fox, casa di produzione cinematografica, rifiutando o cancellando contratti, dall’oggi al domani, se non fossero stati uguali a quelli dei colleghi uomini. Siamo tra gli anni ’50 e ’60 e a pensare che questa uguaglianza salariare non è stata raggiunta nemmeno nel 2023.

Il film che racconta una parte della vita romanzata di Marylin, fatta non a caso di tanti bianchi e tanti neri, si mettono in luce alcune profonde verità che lei stessa racconta nel suo diario.

La sua ossessione verso questo padre mai conosciuto che lei cerca e ricerca in ogni uomo. Le violenze subite, sin da bambina, più volte molestata da un ‘zio’ e il rapporto con il cinema, mondo che la voleva solo a un patto: ‘Non sembrare intelligente’. E lei questo patto, non lo ha mai firmato del tutto, lasciando dentro ogni sua interpretazione, un pezzo della sua anima.

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