Gloria: ” Vi racconto di quando ho sentito per la prima volta il mare”

La storia di Gloria, una bellissima ragazza di 28 anni, di origini siciliane e che vive a Milano da quasi due anni, è quella di una ragazza come tante altre che alla sua età e dopo aver studiato tanto si trova a vivere in una grande città piena di cose da fare e da vedere. Lavora in ambito finanziario ma ha una vita ricca di sfaccettature.
Ha una passione per i colori e la scrittura, scoperta per caso grazie ad Eleonora e Valeria, due guerriere, che un giorno le hanno proposto di iniziare a parlare della sua “diversità” nel loro blog.

Ciao Gloria, raccontaci un po’ chi sei e cosa fai nella vita, e cosa vuoi raccontare di te? Sono certa che la tua storia potrà essere di stimolo a chi ti legge.

“Grazie mille per l’opportunità. Spero di spronare qualcuno che magari pensa di non farcela, ma che in realtà: “Never give up”.

Ma vi dico subito chi sono e perché ho accettato di raccontarmi. Come già sapete mi chiamo Gloria, siciliana e sono a Milano per lavoro,dopo una laurea in Economia, un master, un anno all’estero e la voglia comunque di non smettere di studiare. Sono sorda. Questa è la diversità che mi rende felicemente ‘diversa’ e le protesi acustiche sono le mie compagne di vita. Nel tempo libero? Scrivo e appena posso evado da Milano per tornare ad ascoltare quel suono che mi riempie l’anima, il suono del mare”.

Come è iniziata? Cosa è stata la molla che ti ha fatto scattare e prendere la decisione di ‘cambiare’ vita, lavoro? O di scegliere il lavoro che fai?


Mi definisco un’ eterna irrequieta, ho sempre bisogno di stimoli e fame di fare per sentirmi viva quindi nel momento in cui ho capito che mi stavo annichilendo, ho provato ad osare.

Ero arrivata al punto di lamentarmi di una situazione che non mi rendeva felice, non ero più io. E ricordo il giorno in cui, guardando il mare e ascoltando il suo suono che per anni mi è stato sconosciuto, che dovevo smettere di lamentarmi e iniziare ad agire.

Dovevo smettere di fingere quella che non ero ed uscire allo scoperto.


Loro sono le mie compagne di vita che dai 16 ai 21 anni ho avuto paura di mostrare al mondo per una vergogna che in realtà non esisteva. Le ultime, loro, le ho scelte colorate con il guscio blu

Come hai affrontato le difficoltà iniziali e come le affronti giornalmente?

Ogni giorno incontro delle difficoltà, inutile che dica che la sordità non sia un ostacolo ma come tutti gli ostacoli, si può arginare.

Ho imparato a cercare di trovare delle soluzioni, anche temporanee ed affrontare tutto con il sorriso.

Mi sono arresa al fatto che per quanto tu ti esponga, nessuno capisca davvero il tuo ‘status’ quindi ho imparato ad essere indipendente in qualsiasi cosa faccia.

Ho imparato a non vergognarmi nel dire scusa non ti ho sentito, puoi ripetere?


Questa foto mi rappresenta perché fino ai 16 anni non volevo mettere le protesi per paura di essere giudicata diversa quindi ho vissuto in autonomia fino a quel età grazie ai miei occhi che mi permettevano di guardare le labbra, leggerle e di conseguenza capire .

C’è un aneddoto che vorresti raccontare o che ami ricordare che ti ha fatto capire di essere sulla strada giusta?

Ricordo il giorno in cui decisi che avrei smesso di essere quella che non ero, per anni sono stata una ragazza che fingeva di non essere sorda (facile per chi non conosce le sfumature del parlato di una persona sorda confonderla con una persona udente).

Ho sempre giocato su questa cosa finché arrivò il giorno in cui decisi che era arrivato il momento di essere Gloria, partecipai ad un progetto con una delle mie più care amiche sulla disabilità, esponendo e parlando della sordità. Il reale momento in cui capì tutto lo ricordo ancora. Era il 2009 ed ero seduta tra le scale di una chiesa di una città che nove anni dopo mi avrebbe accolta a braccia aperte.

Ti senti felice delle tue scelte?
Si, molto. Alla fine ho scelto ciò che volevo.

Cosa cambieresti e cosa no?
Nulla, anzi oserei di più.

Donna e lavoro: binomio che in Italia è ancora ‘titubante’ che difficoltà hai incontrato nel tuo lavoro e nel ‘lavoro’ in generale l’essere donna.

Fortunatamente nessuna difficoltà ma ho visto e sentito esperienze di donne che incontrano difficoltà sul lavoro. In primis, noi donne siamo sottovalutate in quanto donna, stereotipo che solo apparentemente  stato sfatato, guadagniamo meno degli uomini anche a parità di ruolo e siamo svantaggiate qualora volessimo diventare genitrici.
Oggi, una donna che vorrebbe far carriera e diventare madre allo stesso tempo sembra quasi un’utopia.

Cosa pensi del ‘femminismo’ oggi?

E’ tosta come domanda, le nostre nonne, le nostre madri hanno vinto delle battaglie, hanno lottato per riconoscere dei diritti che sembravano quasi impossibili. Oggi, alcune volte, mi sembra quasi che queste battaglie siano state vane, che non siamo loro degne sostitute. Oggi il femminismo dovrebbe rappresentare di più quella donna che vorrebbe semplicemente essere se stessa, ancor prima di uguaglianza di diritti. Deve essere libera senza la paura di essere etichettata.

Cosa consiglieresti a chi ha timore di inseguire la propria indole, il proprio sogno, ad esporsi?

Di non restare paralizzato di fronte alla paura, di osare, agire e smettere di lamentarsi. Non è assolutamente facile ma sono del parere che nulla è mai troppo tardi.

Hai una persona o un’icona che è stata per te non solo ispirazione ma da dove hai imparato qualcosa?

Mia madre. E’ stata una donna ‘diversa’ per la generazione in cui è cresciuta. Una donna che ha sempre lavorato, che si è fatta da sè pur non avendo studiato, che mi ha insegnato che l’indipendenza è fondamentale e che non ha mai fatto mancare nulla a nessuno. Una donna forte che nei momenti più difficili non èmai crollata e ha affrontato tutto con dignità, umiltà e coraggio. Nonostante la mia sordità non mi ha mai tenuto in una campana di vetro anzi, mi ha lasciata fuori dalla ‘gabbia’ ad affrontare il mondo.

Quando una figlia è così tanto fiera di una mamma non potrà esserle da meno. Allora immagina di essere zia, nonna, amica di una bimba che spinta dalla curiosità per la vita ti chieda dei consigli. Tu cosa le diresti?
Le consiglierei di non smettere mai di sognare, i sogni sono il motore della nostra vita e deve sempre lottare per realizzarli, deve almeno provarci.

E a cosa consiglieresti di stare alla larga?
Tutto ciò che la fa star male, spesso si tende a non allontanare cosa ci fa star male per paura.

L’amore quanto conta nella tua vita?
Senza amore non si vive, si sopravvive.
L’amore è il motore della vita, ciò che ti spinge a realizzarti. L’amore inteso non per forza in una relazione ma nelle sue sfumature come l’amore per il lavoro, per la lettura, per i viaggi.

Una domanda a cui avresti voluto rispondere ma non ti ho fatto, o una domanda che faresti a me?
Chiederei come vivono le donne con una disabilità, oggi, nel 2019. E ti parlerei di me che spesso sono stata insultata per essere una sorda che ha lottato per lavorare, per imparare l’inglese e che in quanto donna e anche sorda doveva fermarsi prima.
E a te chiederei, quando torni nella tua terra, ti siedi in riva al mare, hai rimpianti?

Chi non li ha. Il rimpianto per aver mollato quando non riuscivo a farcela, il rimpianto per aver sbagliato sapendo perfettamente che lo stavo facendo. Quando mi siederò in riva a quel mare, senza rimpianti, forse, si mi sentirò completamente libera. Grazie per la bellissima domanda.

Ma ecco tornando a te e alla tua storia di forza e coraggio volevo capire con te proprio questa cosa qui. Tu parli di problemi reali che una persona con un disabilità grave o meno incontra.

Volevo chiederti quale, tra tutte le difficoltà che si incontrano, potrebbe essere risolta con poco e perché invece non succede?

Il problema di fondo è l’ignoranza, molto spesso si associa alla parola sordità una persona che ha difficoltà ad esprimersi e ad ascoltare. Ogni qualvolta conosco una persona nuova e rivelo di essere sorda, si stupisce e mi continua a ripetere “non l’avrei mai detto, parli benissimo”.

Bisognerebbe abbattere lo stereotipo, nel 2019 la tecnologia, la medicina ha fatto passi da gigante. Spesso, ai colloqui, dicendo di essere sorda si spaventavano perché la sordità viene associata ad un concetto che oggi, non esiste più.

La barriera deve essere superata con l’informazione che ahimè scarseggia.

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