Il 10 ottobre è la giornata internazionale dedicata alla salute mentale con iniziative di sensibilizzazione e soprattutto informazione sparse in tutta Italia e nel mondo.
Ed in questo mese che Netflix Italia lancia la seconda stagione della serie ‘Tutto chiede salvezza’ ispirata al romanzo di Daniele Mencarelli dove racconta la sua settimana in una casa di cura in seguito ad un trattamento socio sanitario, comunemente conosciuto come TSO, la storia di questo giovane che si ritrova in un reparto psichiatrico umanizza, racconta, senza filtri cosa c’è dall’altro lato, cosa è la malattia mentale.
E cosa non dovrebbe essere e come non dovrebbe essere gestita. In contemporanea al cinema il nuovo film Joker: Folie à Deux dove con uno stile narrativo opposto a quello utilizzato nel primo film del 2019 troviamo di nuovo la tematica della solitudine umana e di conseguenza emotiva affrontato da chi è affetto da forme gravi di malattie mentali.
Dieci anni fa contenuti come questi erano introvabili, così come celebrare una giornata dedicata solo a questa tematica.
Ma una giornata che in realtà non basta dato il grande gap informativo che esiste e persiste. Frutto di anni di mala gestione di queste malattie che sono molto più comuni di quanto si pensi da parte del sistema sanitario nazionale, che secondo anche quando emerge dal rapporto della Società Epidemiologia Psichiatrica soffre di quel regionalismo imperfetto dovuto alla riforma Costituzionale del 2001, che in poche parole rende più accessibile dei servizi o trattamenti sanitari in alcune regioni e in altre meno. Un divario questo di cui si dovrà tenere conto nell’attuale dibattito sull’autonomia differenziata.
Ma andiamo ai dati che focalizzano l’attenzione su comunque una maggiore conoscenza delle patologie psichiatriche e della corsa ad un uso maggiore di terapie psicologiche seguite dal supporto dei psicofarmaci da sempre purtroppo demonizzati da una cultura che non ammette le malattie mentali allo stesso piano di quelle fisiche.
Gli italiani che soffrono di disturbi di ansia o problemi legati a questa sono il 28%, secondo i dati pubblicati da Mind Health Report 2024, indagine portata avanti da Axa e Ipsos in 16 paesi nel mondo. E i dati non sono rassicuranti. Emerge un dato significativo relativo al lavoro dove sono sempre di più coloro che associano al luogo di lavoro o allo stesso disturbi come ansia, depressione, svogliatezza e incapacità di concentrazione. A livello globale, ovviamente parlando di dati accertati, cioè di chi si rivolge ad un medico specialista, il 32% della popolazione riporta una forma di disturbo mentale, che rispetto al 2022, è di +5 punti, in Italia la percentuale scende al 28%, quindi sembrerebbe più bassa, ma in realtà rispetto a soli due anni fa, ci sono +6 punti.
Altro dato significativo è scatenato dall’autodiagnosi da parte di molti che pensano di avere da soli le capacità per reagire, riconoscere e analizzarsi un disturbo mentale, ovviamente sintomatologia questa dettata da decenni di scarsa informazione, spauracchio e ghettizzazione della malattia mentale, pensiamo per un attimo a come venivano visti i manicomi.
Un quarto della popolazione italiana manifesta dunque sintomatologie legate alla depressione, ansia o stress in forma molto gravi, da qui disturbi come nevrosi, legati all’alimentazione.
Purtroppo cala il dato nella gestione della cura, molti si autodiagnosticano attraverso la rete i disturbi e pochi si affidano a professionisti.
Significativo, e grave, il dato che il 44% della popolazione ha scelto di auto-gestire i disturbi relativi al benessere mentale. Nonostante oggi l’accesso rispetto al passato sia molto più semplice, esistono numerose piattaforme online come Serenis per esempio che oltre ad offrire un prezzo calmierato della seduta, regalano una prima gratuita in modo da permettere a tutti un approccio a costo zero. Oltre al bonus psicologo emesso dal Governo per il quale lo Stato permette un supporto anche economico per rendere più accessibile un percorso di psicoterapia.
Ma perché gli italiani non scelgono di farsi seguire da uno specialista, come farebbero nel caso di un infortunio o di un altra malattia.
Proprio perché la malattia mentale, per quanto renda di fatto invalidante la vita di una persona in forma peggiore di una stessa frattura per esempio, non è stata mai riconosciuta per quella che è, per l’importanza assoluta che ha nella salute di una persona.
Il riconoscimento di un disturbo legato alla nostra mente è complesso per molti stessi medici di famiglia per esempio che di fronte ai primi sintomi dovrebbero invogliare i pazienti a farsi seguire da uno specialista e non purtroppo usare autodiagnosi o peggio usare in maniera arbitraria psicofarmaci o ansiolitici.
“E’ la vita che ci dà un senso, sempre che noi la lasciamo parlare”. Alda Merini.
La poetessa che più di tante altre ha toccato con mano l’abisso profondo dei manicomi, della malattia mentale unita a quelle violenze che purtroppo venivano perpetuate nei confronti di chi era affetto da una di queste patologie.
Fortunatamente oggi, ed è questo un merito del web, si cerca di diffondere l’importanza della salute mentale, ci sono canali social molto validi che ne parlano frequentemente, attraverso testimonianze, attraverso storie concrete. Ci sono tanti sportivi, attori e attrici che con coraggio raccontano i loro percorsi terapeutici per cercare di non far sentire soli e impotenti coloro i quali ne soffronto.
I social oggi sono pieni di hashtag dedicati a quello che per anni è stato un tabù. Negato, sofferto e silenziato. La salute mentale era una vergogna per chi mostrava disturbi e chi, per paura di essere emarginato, veniva nascosto. Una vergogna per le religioni monoteiste principali, e per questo motivo le persone affette da patologie mentali venivano emarginate, nascoste o spesso sacrificate.
Tutto diverso nei tempi della cultura classica la mente era già nota come organo principale e motore di tutto il corpo.
Mens sanae in corpore sano, scriveva in latino Giovenale nelle sue satire e mai cosa scritta fu più giusta.
La mente è quella che crea tutto. E quando si dice tutto, ecco vogliamo dire tutto.
C’è un bellissimo film, che si rifà poi alla vita vera di Stephen Hawkings di come dal solo funzionamento della mente, lui affetto di Sla, è riuscito a realizzare tutto quello che desiderava, tutte le teorie che hanno ribaltato la fisica contemporanea.
La mente ha diritto di essere curata, amata, protetta come tutte le altri parti del corpo, con una cura diversa e differenza in base all’età delle persone, al sesso, e alle varie patologie.
I percorsi terapeutici sono differenti, a volte non basta solo il sostegno del psicologo, ma anche del supporto terapeutico del psichiatra: attenzione unico che può prescrivere il dosaggio giusto e il farmaco adatto per quella determinata patologia, anche perché si avvale di una laurea in medicina con specializzazione in psichiatria, cosa differente invece per i psicologi che raramente sono medici, ma spesso con laurea in psicologia generale, o tecniche psicologiche, specializzazioni cliniche differenti in base poi al campo in cui si vuole operare, e iscrizione obbligatoria all’albo dei psicologi. Quando si sceglie infatti uno specialista in psicologia la prima cosa da fare e ricercare la sua iscrizione all’albo, che nei fatti è anche una tutela per il paziente.
Ma come fare a scegliere? Come iniziare un percorso di psicoterapia?
Molto spesso quando si affronta per la prima volta un problema di natura psicologica, si è scoraggiati, per tante ragioni che vanno dal prezzo alla sconoscenza della materia, alla paura di aprirsi con un estraneo. Ma tra le scelte che si possono e si fanno nella vita quella di affidarsi a uno psicoterapeuta rimane di certo la migliore.
Oggi, rispetto a tanti anni fa, c’è anche la possibilità di affrontare la psicoterapia con sedute online, che per un primo contatto con quello che è questo mondo, possono davvero essere una soluzione, soprattutto per i più scettici.
Prenotare online una prima seduta su una piattaforma è facile. Basta una presentazione breve o compilare il questionario in modo tale che l’algoritmo scelga lo specialista adatto alle esigenze comunicate. La prima seduta è quasi sempre gratuita, per invogliare a provare, ma è solo davvero un piccolo inizio, per avere un’idea di quello che può essere una seduta. Saranno poi gli specialisti interpellati a consigliare la strada migliore da intraprendere per quel paziente. Se per qualsiasi ragione invece il feedback ricevuto non è positivo, poca empatia percepita, disagio o imbarazzo, non bisogna scoraggiarsi ma è importante continuare a cercare. In fondo sappiamo tutti che il match giusto è sempre formato da una serie di fattori.
Per quanto riguarda la terapia vera e propria, il percorso temporale varia in base alla patologia che si affronta o a quello che lo specialistica indica o ritrova nel paziente, bisogna avere pazienza e cercare in questo specialista un alleato, un nostro punto a favore, anche quando la seduta è pesante, spesso più di una sessione di cardio.
Aprirsi seguendo un percorso che rispetti i tempi, avere fiducia rappresenta un cambiamento importante per la salute mentale: sia per curarla che per proteggerla.
I dati parlano chiaro, sono sempre di più i disturbi di natura psicofisica e sempre di più si avrà bisogno di un supporto psicologico per affrontare crisi, rotture, ansia, panico o forme ancora più insidiose di disturbi, dall’attenzione, alla paura, malattie o altri traumi.
Affidarsi è una forma di amore, quella più importante, per se’ stessi. Non dimentichiamoci di noi.
Siamo la cosa più importante.