Immaturi: il mio viaggio

A letto con la febbre e una maratona di film. Eh già. In un mondo dove vanno di moda le serie tv [e se non l’hai viste tutte non sei cool] io mi tartasso di film. E non ha importanza se conosco già i finali. Molto spesso faccio finta di non ricordarmeli, o di essermene addirittura dimenticata. Ma va bene così. E tachipirina al posto di un gin tonic, il mio cane al posto di qualsiasi altro essere umano non immune all’influenze e le patatine al posto di qualsiasi altro cibo sano. Ci sono io, e i miei film.

E questo fine settimana è stato il momento di rivedere Immaturi e Immaturi Il Viaggio, proprio quei film da dove nasce la fiction attualmente in tv e che ripropone più o meno la stessa trama.

E dunque, dopo mesi, e mesi. Dopo tanti giorni passati ad evitare tutto quello che potesse farmi male, sono tornata a rivedere quegli stessi film e a risentire James Blun in Good bye my love, ‘Arrivederci amore mio’.

E l’ho vissuta come una colpa questa cosa qui di essermi innamorata, di aver dato, e di essere stata male. Così male che fa male ricordarlo. Che poi è il patto che prometeo ha fatto con li uomini. ‘Sentirete tutto ma per poco tempo, per il tempo che vi è stato dato, sentirete tutto per il tempo giusto e la sofferenza purtroppo è il prezzo che dovete pagare’.

E se amare che vuol dire provare emozioni, sorridere, sentire il cuore in gola, fare l’amore come se fosse la prima volta, amare così tanto la pelle di qualcun altro. Bene forse è un prezzo giusto. E’ il prezzo giusto da pagare.

E dopo mesi, dopo tanti mesi. Sono tornata a rivedere film. Un regalo a me stessa che forse un po’ questa serenità se l’è meritata.

E così ieri sera ho visto Immaturi, l’ultima volta era agosto 2016, la mia pelle abbronzata, giornate passate al mare, poi Taormina, a progettare un futuro che non serve progettare perchè le carte in tavola vengono cambiate così velocemente che non fai in tempo a memorizzarle le posizioni. E per un attimo ho sentito quegli odori, quei colori, quelle sensazioni.

 

E per un attimo ho chiuso gli occhi. Intensamente per risentirli quei profumi. Per risentirlo quel mare e sono entrata dentro il mio film.

E ho sentito il mare dell’isola greca toccarmi i piedi. Ho sentito le voci di chi preparava la cena e i piatti far rumore dai ristoranti accanto.

La sabbia sulla mia pelle, le spalle leggermente bruciata e il limone della birra che pizzicava le mie labbra. I ragazzi giocavano ancora a pallone e io fremo per andare a far la doccia. Una cena veloce e poi a ballare. Si come i vecchi tempi. Come quando ne avevamo dieci in meno di anni e perchè fra dieci anni ricorderemo questi giorni con il doppio della malinconia.

E la veste bianca quasi trasparente e lui che mi prende in giro perchè come al solito dico una cosa e faccio l’esatto contrario. E i telefoni in borsa perchè siamo tutti qua e che serve guardarli.

La sera arriva presto e il mar ionio è proprio una tavola. Così blu e così azzurro. Marta ha preparato del pesce, io una guacamole, Alessandro gioca con Paolo alla play, Sabrina si sta preparando per la sua serata da single, ha lasciato marito e figli a Milano e per una sera vuole dimenticare di essere la più saggia di noi. Quella che lavora sempre nello stesso posto, che si è sposata con il fidanzato del liceo e che ci ha fatto diventare tutti giovani zii e zie.

E io. Io ho una collezione di errori. Uno si chiama Francesco, sette anni di storia, casa quasi comprata, una quasi suocera che ne valeva 100 e tanti viaggi, foto, rose. Una storia d’amore di quelle che potete leggere nei libri ma. Ma. Si è innamorato della fidanzata del suo migliore amico. Così un bel giorno mi ha raccontato tutto e io ho fatto velocemente la valigia, ho cambiato numero di telefono, tagliato i capelli lunghi oltre le spalle, e mi sono trasferita a Roma. Li ho cominciato a lavorare in redazione e a fare sesso, in maniera quasi compulsiva ossessiva. Ma mi faceva sentire forte e viva. E poi, dopo due anni, ho fatto di nuovo l’amore. Anche qui una bellissima storia, un’emozione pure, vita. Convivenza fin da subito. Bigliettini attaccati in bagno, sul cuscino, comodino, frigorifero. E anche qui dopo due anni si innamora della sua collega. E qui, al posto della valigia, scatoloni su scatoloni, parole di odio al posto dei confetti e un cane al posto dei capelli tagliati, che questa volta ho lasciato crescere.

E adesso sono qui. Nel mio film privato. Con i miei amici che mi aspettano in balcone con la cena pronta. Io con ancora i capelli bagnati e la voglia di ballare, cantare, suonare fino a notte fonda.

Ma il gioco è solo cominciato. Adesso, come un gioco, come un film, stiamo tornando indietro. Ognuno con la sua idea, con la sua voglia, con il suo desiderio.

‘Io tornerei a dieci anni fa’, inizia Sabrina, ‘vorrei non essermi sposata, vorrei non essere subito diventata mamma e magari fare quel viaggio negli Usa dove non sono più andata’.

‘Io tornerei a dieci anni fa’ continua Paolo ‘e chiederei a Simona di sposarmi, così oggi avrei dei figli, una famiglia e un cane, invece di un monolocale, una fidanzata diversa per ogni week end e qualcuno che mi aspetta in aereoporto quando ritorno’.

E tu? Tu a quando vorresti ritornare?

‘Io? A tre anni fa. Senza dubbio. Vorrei ritornare a quella sera d’inverno. Per trovare quella me che un po’ si è persa. Quel coraggio, quella voglia che forse oggi fatica a tornare’.

 

E tu, tu a quando vorresti ritornare?

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