Questa è la storia di una donna speciale, nata e cresciuta in periodi storici che in un modo o nel altro hanno segnato il ruolo della donna nella società.
E’ la storia di una donna che non esce mai di casa senza il rossetto rosso e la sigaretta tra le mani.
E’ la storia di una donna, nell’Italia degli anni ’80, che un po’ per scelta un po’ per passione ha iniziato a lavorare sin da adolescente.
La storia di una donna che ha sempre lottato e sopportato in silenzio senza chiedere niente a nessuno.
Una donna apparentemente come tante che sin da piccola ha conosciuto il significato della parola sacrifici.

Una donna che non ha seguito i dettami della società, già oggi meno preponderanti del solito, ma in passato più del solito.
Figlia della fine degli anni ’50, anno in cui in lontananza non si sarebbe nemmeno lontanamente immaginato quello che poi sarà definito il boom economico italiano.
Una donna che, la prima cosa che mi ha insegnato è che non bisogna mai dipendere da un uomo soprattutto economicamente.

La libertà di scegliere quanto puoi spendere, quali sfizi vuoi toglierti e la bellezza di comprare qualcosa frutto dei tuoi sacrifici.
Una donna, che si è sposata tardi negli anni in cui tutte le sue amiche erano già sposate e con figli. Una donna che ha viaggiato tanto e con una mentalità aperta rispetto ad un piccolo paesino di provincia in cui è vissuta.
Una donna che, quando ancora non c’erano gli impegni familiari, si è dedicata alle sue passioni: i viaggi, il teatro, le feste.

Una donna che, una volta raggiunta l’indipendenza economica, si è sposata e ha avuto due figli.
Una mamma che non è stata una donna che il più delle volte non lavorava e pensava ad accudire i suoi figli, aspettando pazientemente il marito anzi tutto l’opposto, spesso causa impegni di lavoro c’erano le baby sitter oppure i nonni.

Una donna che ha affrontato la disabilità della figlia lasciandola libera di scegliere, il gesto d’amore più grande che una madre può fare nei confronti dei figli.

Una madre che ignorava quella disabilità e che ha imparato a gestirla negli anni quando l’accettazione ha preso il sopravvento.
Le rinunce dei genitori per i figli sono tanti e noi, figli, spesso non ci rendiamo conto di quanto dovremmo essergli grati.
La scoperta di una disabilità non è facile, ci sono sentimenti come emozioni, rabbia, paura che si innescano dentro di loro e se non si tira fuori la forza e il coraggio che si ha dentro non si riesce a gestire il tutto, soprattutto se devi fare i conti con una figlia che crescendo si trova a scontrarsi con la sua “diversità”.
Una donna che non ha avuto una vita facile, i problemi ci sono stati, i dolori anche.
Lei, in silenzio, ha ingoiato tutti i rospi e ha tenuto unita la famiglia come non mai senza mai lamentarsi, senza mai crollare.
Impegna la sua vita per offrire il meglio ai suoi figli, indipendentemente dalla disabilità.
Questa è la storia di quella straordinaria donna che è mia madre.
Mi è stata accanto, in silenzio, nel periodo più difficile della mia vita, quello dell’accettazione.
Mi ha insegnato a non arrendermi e a non rassegnarmi.
I miei genitori hanno creduto in me quando nessuno credeva che davvero avrei potuto farcela.
Loro mi hanno permesso di accedere a tutte le opportunità che mi ha concesso la vita.
E quando non sono stati d’accordo con le mie scelte, mi hanno comunque fatto “schiantare” con la realtà per far si che io intraprendessi la mia strada.
La disabilità non mi ha fatto avere il monopolio dell’affetto, anzi, sia io che mio fratello siamo cresciuti circondati dall’amore, in primis quelli dei nonni, patrimonio dell’umanità.
Mia madre mi ha insegnato ad essere indipendente, a contare su me stessa e provare a far leva su me stessa prima di chiedere aiuto.
Mi ha insegnato ad essere forte e coraggiosa, mi ha insegnato ad osare e a volare da sola.
Non smetterò mai di ringraziarla per non avermi tenuta in gabbia, per avermi lasciato libera di scegliere e di avermi permesso di fare tutto ciò che fosse possibile. E io di questo le sarò infinitamente grata.
E noi, figli, non smetteremo mai di ringraziarla per aver usato tutta la sua forza e il suo coraggio quando l’esterno stava per attaccarci. Lei, in silenzio, ha ingoiato il rospo e difeso a spada tratta la sua famiglia.
L’unica cosa che le “rimprovero” è che negli ultimi anni ha dedicato poco tempo a se stessa, questo perché è una donna dal cuore grande che ha sempre messo al primo posto gli altri e poi se stessa.
La cosa bella di mia madre è che mi ha sempre detto: “in qualsiasi posto tu sarai, nonostante la lontananza, mi basterà saperti felice”.
Non sono stata una figlia “facile” da gestire ma la maturità e l’esperienza ti aiutano a riconoscere i valori che i tuoi genitori ti trasmettono. Adesso, a distanza di anni, sono sempre più convinta che la famiglia è l’unico posto che non ti tradirà mai.
Lei mi ha permesso di diventare la persona che sono adesso.
Quella libertà che oggi mi appartiene la devo a quella donna che non esce di casa se non ha il rossetto rosso.
La libertà di essere donna.
Una penna blu è quella che amo di più. Come il velluto, meglio se blu, cobalto e azzurro. Mi ricorda il mare.
Il mare. Il caffè caldo la mattina, in tutte le stagioni. La musica, le canzoni indie, Tommaso Paradiso, Achille Lauro. I rossetti rossi. Le mie sorelle bambine. Scrivere e leggere. E poi leggere e scrivere. Le cose non scontante, la pelle abbronzata in autunno. Regalare un sorriso, che siamo tutti grigi.
Le cose inaspettate. Quelle belle ovviamente. Le gite organizzate un’ora prima. Il profumo di cannella. La cacio e pepe. I regali. I
Amo il natale, amo non essere scontata, amo tutti i film con un lieto fine. Che poi piango pure quando guardo un thriller.
Il mio cane la mattina. Gli amici che ci sono sempre, sia a un metro che a 1000 kilometri. Le persone sensibili. Quelle che si perdono a sognare cose ‘impossibili’, tipo costruire una villa in campagna.
Amo l’odore dei libri nuovi. La poledance. Sentirmi sicura.
Odio. Odio quando sono grigia. I pensieri brutti. Odio non vedere il mare. Odio non potermi muovere. Odio aspettare, la mia impulsività. La poca sincerità. Tra una brutta verità e una bugia, preferisco sempre la prima.
Odio la mancanza di rispetto.
Chi tratta male le donne, e gli uomini.
Odio gli ottusi, i preconcetti e i pregiudizi.
Odio non sapere cucinare.
Odio non sapere cosa fare. Cambiare idea spesso.
La montagna. Non la amo.
Odio chi limita gli altri.
Non amo scanzi. Non amo gli intellettuali troppo di sinistra.
Mi annoio.
Amo chi pensa che prima di tutto e sopra ogni cosa ci sia rispetto e fiducia.
Odio chi non lo fa. Odio chi pensa che sia tutto dovuto e niente dato.
E tu invece?