Ho sempre pensato che per imparare a scrivere bene. Anzi per avere una piena conoscenza di una lingua, bisogna leggere, leggere e ancora leggere. Qualcosa come il doppio dei libri che si hanno in casa, oltre a quelli digitali.
Sul comodino ho diversi testi. Con ordine:
L’insostenibile leggerezza dell’essere di Hermann Hesse
Il cammino di Santiago, Paolo Coelho
Colomba, Dacia Maraini.
Conto di finirli in questa settimana.
Un assioma di vita quindi. Più leggi, più impari, più scrivi meglio e parli meglio.
Oltre ad avere un’altra conoscenza del mondo.
Penso anche che alla base di ogni relazione ci debba essere la sincerità. In ogni relazione.
Ma davvero c’è? Davvero siamo tutti sinceri?
Dal venditore che ti propina una crema magica o un prodotto magico. Dal tuo amico che ti dice qualcosa di magari non vero ma che non ti fa rimanere male.
Dai tuoi genitori che non ti dicono tutta la verità o non esprimono con sincerità qualcosa riguardo le tue scelte.
Di te con te.
Della migliore amica che pur di non spegnere il tuo sorriso non ti dice esattamente quello che pensa per proteggerti.
Ma noi siamo pronti a essere sinceri?
Siamo pronti a dire la verità su quello che sentiamo, che proviamo, su quello che davvero vogliamo. E siamo pronti ad accettare poi la risposta.
La risposta che può in un secondo cancellare la sincera idea che avevamo prima di noi stessi e poi degli altri.
Siamo davvero pronti a essere sinceri?
A correre il rischio, a gridare quello che pensiamo che sia un sentimento, una sensazione, un’idea. Un’impressione.
La nostra autostima reggerebbe?
Saremmo contenti di essere messi di fronte alla sincerità?
La paura è il freno a mano. E quello che ci blocca quando stiamo per dirla quella cosa lì.
Ma adesso, ritornando indietro, quante volte avreste voluto non tenere il freno a mano e correre il rischio.
Chiudere un rapporto, oppure aprirlo ad una dimensione diversa, più vera e meno finta, con meno aspettative e più cose concrete.
Io dico proviamo a correrlo questo rischio.
Proviamoci, davvero.
Una penna blu è quella che amo di più. Come il velluto, meglio se blu, cobalto e azzurro. Mi ricorda il mare.
Il mare. Il caffè caldo la mattina, in tutte le stagioni. La musica, le canzoni indie, Tommaso Paradiso, Achille Lauro. I rossetti rossi. Le mie sorelle bambine. Scrivere e leggere. E poi leggere e scrivere. Le cose non scontante, la pelle abbronzata in autunno. Regalare un sorriso, che siamo tutti grigi.
Le cose inaspettate. Quelle belle ovviamente. Le gite organizzate un’ora prima. Il profumo di cannella. La cacio e pepe. I regali. I
Amo il natale, amo non essere scontata, amo tutti i film con un lieto fine. Che poi piango pure quando guardo un thriller.
Il mio cane la mattina. Gli amici che ci sono sempre, sia a un metro che a 1000 kilometri. Le persone sensibili. Quelle che si perdono a sognare cose ‘impossibili’, tipo costruire una villa in campagna.
Amo l’odore dei libri nuovi. La poledance. Sentirmi sicura.
Odio. Odio quando sono grigia. I pensieri brutti. Odio non vedere il mare. Odio non potermi muovere. Odio aspettare, la mia impulsività. La poca sincerità. Tra una brutta verità e una bugia, preferisco sempre la prima.
Odio la mancanza di rispetto.
Chi tratta male le donne, e gli uomini.
Odio gli ottusi, i preconcetti e i pregiudizi.
Odio non sapere cucinare.
Odio non sapere cosa fare. Cambiare idea spesso.
La montagna. Non la amo.
Odio chi limita gli altri.
Non amo scanzi. Non amo gli intellettuali troppo di sinistra.
Mi annoio.
Amo chi pensa che prima di tutto e sopra ogni cosa ci sia rispetto e fiducia.
Odio chi non lo fa. Odio chi pensa che sia tutto dovuto e niente dato.
E tu invece?