Ambra Angiolini non mi è mai stata simpatica. Dai tempi di ‘Non è la Rai’ troppo veloce, troppo egoriferita. Poi ci ho pensato. Avrà cinque anni più di me ma lavora da quanti anni ne aveva 14 ed è un’attrice, conduttrice molto brava e professionale. Quasi sicuramente è questo che può dare fastidio. E come tanti anche lei si è innamorata, sposata, e come in questa terribile storia che la rende protagonista, suo malgrado, è stata tradita.
E il tradimento è qualcosa che attraversa l’anima. Cosa significa questo termine che deriva da un verbo ‘Tradire’? Dal latino ‘tradere’ significa ‘consegnare ai nemici’. Consegnare ai nemici con tradimento. Da questo significato si può ben capire cosa effettivamente si prova. Esattamente questo. Essere messi alla berlina, sentirsi incapaci di difendersi perché qualcuno, e quasi sempre quel qualcuno è una persona di fiducia ci ha consegnati ad un dolore dove difficilmente si riesce a fare pace, a conviverci, perché si ripercorrono minuti, secondi, giorni, settimane e mesi per capire dove e in che modo ci si è scoperti al punto tale da essere così colpiti.
La storia del Cavallo di Troia dovrebbe fare riflettere tutti. La città siriana di Troia era stata difesa in tutti i modi possibili, con le armi, con le vite degli eroi, Ettore contro Achille per intenderci, e non era mai stata espugnata. Ma anche le città con le cinte più alte e inattaccabili possono cadere con l’inganno, con appunto un tradimento. Come quello appunto del famoso cavallo.
La storia di Ambra Angiolini derisa perché tradita è l’emblema di una società basata su maschilismo, patriarcato e chi più ne ha più ne metta. Quando penso ai tradimenti che ho subito, dove sono stata praticamente consegnata anche io al nemico, penso a quanto basterebbe un attimo prima fare in modo che questo non accada.
Il cuore vede ragioni che la ragione non vede ed è sempre così.
Ognuno concepisce a modo suo il tradimento e qui io per prima non emetto giudizi ma chi accusa il colpo va protetto perché il percorso che dovrà attraversare non sarà semplice.
Bisogna perdonare e perdonarsi. Recuperare bellezza e autostima. Capire e capirsi. Iniziare un percorso di psicanalisi se si hanno le possibilità.
Io ho perdonato? Ho dimenticato.
Ricordo la pioggia di uno di quei giorni. Mi sembrava impossibile che fosse vero. Ma lo era. E oggi dopo dieci anni capisco che era solo la conseguenza ad un rapporto che non poteva andare diversamente.
Ne sono certa. Perdonare forse lo si fa quando ancora si vuole bene. Quando ancora c’è un legame sottile e invisibile di quelle vite che per un momento sono state la stessa. Quando questo si dimentica, dimentichi anche quando e perché hai perdonato.
Inizialmente si inizia a convivere con questa realtà. Sono stato tradito. O tradita. E si cerca un perché. Perché mi hai fatto questo? Perché la mia vita in quel set di scatoloni. Perché fa cosi male. Cosi tanto male.
Poi c’è una fase molto importante, la costruzione di un nuovo ‘io’. Certamente più lucido, forse anche duro con se stesso. Io credo che il fallimento di una storia, il tradimento, può essere un punto di forza. Riemergere, affrontare la vita in maniera differente, riuscendo a capire che in ogni cosa c’è del buono e del meno bello. E non è detto che il meno bello, la parte dolorosa non è utile. Anzi credo proprio il contrario.
Sul tradimento ci hanno costruito storie, storytelling, non ultima la canzone di Shakira. Forse nel suo ultimo caso è un buon modo per monetizzare un dolore, ma credo che al suo livello, avrebbe potuto farlo anche senza esporre se stessa, che vale molto più di soldi, fama e gossip.